27.09.2012, 15:49
Varchi, Ippocrene il nobil cigno alberga
che ‘n Adria mise le sue eterne piume,
a la cui fama, al cui chiaro volume
non fia che ‘l tempo mai tenebre asperga.
Ma io palustre augel, che poco s’erga
su l’ale, sembro, o luce inferma e lume
ch’a leve aura vacille, e si consume:
né pò lauro innestar, caduca verga
d’ignobil selva. Dunque i versi, ond’io
dolci di me ma false udì’novelle,
amor dettovvi e non giudicio: e poi
la mia casetta umil chiusa è d’oblio.
Quanto dianzi perdeo Venezia e noi
Apollo in voi restauri e rinovelle
che ‘n Adria mise le sue eterne piume,
a la cui fama, al cui chiaro volume
non fia che ‘l tempo mai tenebre asperga.
Ma io palustre augel, che poco s’erga
su l’ale, sembro, o luce inferma e lume
ch’a leve aura vacille, e si consume:
né pò lauro innestar, caduca verga
d’ignobil selva. Dunque i versi, ond’io
dolci di me ma false udì’novelle,
amor dettovvi e non giudicio: e poi
la mia casetta umil chiusa è d’oblio.
Quanto dianzi perdeo Venezia e noi
Apollo in voi restauri e rinovelle