04.04.2007, 11:39
E XI
An Sennuccio del Bene
Si mi fan risentire a l’aura sparsi
i mille e dolci nodi in fin a l’arco,
che dormendo e vegghiando ora non varco
che la mia fantasia possa acquetarsi.
Or veggio lei di novi atti adornarsi,
cinger l’arco e ‘l turcasso e farsi al varco
e sagittarmi; or vo d’amor si carco
che ‘l dolce peso non porria stimarsi.
Poi mi ricordo di Venus iddea,
qual Virgilio descrisse ‘n sua figura,
e parmi Laura in quell’atto vedere
or pietosa ver’ me or farsi rea:
io vergognoso e ‘n atto di paura
quasi smarrir per forza di piacere.
An Sennuccio del Bene
Si mi fan risentire a l’aura sparsi
i mille e dolci nodi in fin a l’arco,
che dormendo e vegghiando ora non varco
che la mia fantasia possa acquetarsi.
Or veggio lei di novi atti adornarsi,
cinger l’arco e ‘l turcasso e farsi al varco
e sagittarmi; or vo d’amor si carco
che ‘l dolce peso non porria stimarsi.
Poi mi ricordo di Venus iddea,
qual Virgilio descrisse ‘n sua figura,
e parmi Laura in quell’atto vedere
or pietosa ver’ me or farsi rea:
io vergognoso e ‘n atto di paura
quasi smarrir per forza di piacere.