Sonett-Forum

Normale Version: Nessun lieto giamai, né ‘n sua ventura
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Nessun lieto giamai, né ‘n sua ventura
pago, né pien, com’io, di speme visse
i pochi dì ch’a la mia vita oscura
puri e sereni il ciel parco prescrisse.

5 Ma tosto in chiara fronte oltra misura
lungo e acerbo strazio Amore scrisse,
e poscia, “in questa selce bella e dura
le leggi del tuo corso avrai”, mi disse.

“E questa man d’avorio tersa e bianca,
10 e queste braccia, e queste bionde chiome,
fian per inanzi a te ferza e tormento”.

Ond’io parte di duol strugger mi sento,
e parte leggo in due begli occhi come
non dee mai riposar quest’alma stanca.