24.09.2012, 15:38
Gli occhi sereni e ‘l dolce sguardo onesto,
ov’Amor le sue gioie inseme aduna,
ver’ me conversi in vista amara e bruna,
fanno ‘l mio stato tenebroso e mesto.
Ché qualor torno al mio conforto, e presto
son, lasso, di nutrir l’alma digiuna,
trovo chi mi contrasta, e ‘l varco impruna
con troppo acerbe spine; ond’io m’arresto.
Così deluso il cor più volte, e punto
da l’aspro orgoglio, piagne: e già non have
schermo miglior che lacrime e sospiri.
Sostegno a la mia vita afflitta e grave,
scampo al mio duolo, e segno a i miei desiri,
chi t’ha sì tosto da mercé disgiunto?
ov’Amor le sue gioie inseme aduna,
ver’ me conversi in vista amara e bruna,
fanno ‘l mio stato tenebroso e mesto.
Ché qualor torno al mio conforto, e presto
son, lasso, di nutrir l’alma digiuna,
trovo chi mi contrasta, e ‘l varco impruna
con troppo acerbe spine; ond’io m’arresto.
Così deluso il cor più volte, e punto
da l’aspro orgoglio, piagne: e già non have
schermo miglior che lacrime e sospiri.
Sostegno a la mia vita afflitta e grave,
scampo al mio duolo, e segno a i miei desiri,
chi t’ha sì tosto da mercé disgiunto?