06.04.2007, 10:31
MESSER ONESTO A MESSER CINO
Siete voi, messer Cin, se ben v'adocchio,
sì che la verità par che lo sparga,
che stretta via a vo' sì sembra larga?
Spesso vi fate dimostrare ad occhio.
Tal frutto è buono che di quello il nocchio,
chi l'asapora, molt' amaror larga,
e ben lo manifesta vostra farga,
che l'erba buona è tal come il finocchio.
Più per figura non vi parlo avante,
ma posso dire, e ben me ne ricorda,
ch'a trarre un baldovin vuol lunga corda.
Ah cielo, e chi folli' a dir s'accorda?
Alor non par che la lingua si morda,
né ciò mai vi mostrò Guido né Dante.
RISPUOSE MESSER CINO A MESSER ONESTO
Io son colui che spesso m'inginocchio,
pregando Amor che d'ogni mal mi targa:
e' mi risponde come quel da Barga,
e voi, messer, lo mi gittate in occhio.
E veggiovi goder come 'l monocchio,
che gli altri del maggior difetto varga;
tale che muta, in peggio non si starga,
con' fece del signor suo lo ranocchio.
In figura vi parlo, ed in sembiante
siete dell'animale che si lorda:
ben è talvolta far l'orecchia sorda;
e non crediate che 'l tambur mi storda,
ché sì credeste a chi li amici scorda;
chi mostra 'l vero intendo, e so'gli amante.
Siete voi, messer Cin, se ben v'adocchio,
sì che la verità par che lo sparga,
che stretta via a vo' sì sembra larga?
Spesso vi fate dimostrare ad occhio.
Tal frutto è buono che di quello il nocchio,
chi l'asapora, molt' amaror larga,
e ben lo manifesta vostra farga,
che l'erba buona è tal come il finocchio.
Più per figura non vi parlo avante,
ma posso dire, e ben me ne ricorda,
ch'a trarre un baldovin vuol lunga corda.
Ah cielo, e chi folli' a dir s'accorda?
Alor non par che la lingua si morda,
né ciò mai vi mostrò Guido né Dante.
RISPUOSE MESSER CINO A MESSER ONESTO
Io son colui che spesso m'inginocchio,
pregando Amor che d'ogni mal mi targa:
e' mi risponde come quel da Barga,
e voi, messer, lo mi gittate in occhio.
E veggiovi goder come 'l monocchio,
che gli altri del maggior difetto varga;
tale che muta, in peggio non si starga,
con' fece del signor suo lo ranocchio.
In figura vi parlo, ed in sembiante
siete dell'animale che si lorda:
ben è talvolta far l'orecchia sorda;
e non crediate che 'l tambur mi storda,
ché sì credeste a chi li amici scorda;
chi mostra 'l vero intendo, e so'gli amante.